Il viandante

«Dobbiamo attraversare spazi e spazi,
Senza fermare in alcun d’essi il piede,
Lo spirto universal non vuol legarci,
Ma su di grado in grado sollevarci.
»

 

Hermann Hesse nei dintorni di Arcegno, 1917.
© Hermann Hesse-Editionsarchiv, Offenbach am Main


Hermann Hesse si spostava preferibilmente a piedi. Solo negli ultimi anni si faceva accompagnare in macchina da sua moglie Ninon. Per questo Hesse è spesso definito come «l'eterno camminatore». Nella sua ricerca fu pronto ad oltrepassare limiti non solo nel senso fisico. Hermann Hesse sperimentò il piacere della passeggiata e la gioia della scoperta girovagando per paesaggi ignoti, con particolare intensità in Italia, nei viaggi che intraprese dal 1901 al 1914, a volte solo, a volte in compagnia di Othmar Schoeck, Fritz Brun, Fritz Widmann e Mia Bernouilli. Lontano dai consueti itinerari, scoprì in primo luogo l'Italia settentrionale, la Toscana e l'Umbria. Dopo il 1919, fu il Ticino a regalargli questo piacere dei sensi, che lui stesso descrisse nel suo libro Wanderung [Il Viandante]. Partendo da Montagnola, Hesse esplorava il Ticino Meridionale e le regioni vicine in Italia. Munito spesso di cavalletto, tavolozza e sgabello da pittore fissava le sue impressioni e sensazioni in schizzi ed acquerelli.

«La nostra smania di vagabondaggio e di vita errabonda è in gran parte amore, erotismo. Il romanticismo del viaggio è per metà nient'altro che attesa dell'avventura. Ma per l'altra metà esso è impulso inconsapevole a trasformare e dissolvere l'elemento erotico. Noi viandanti siamo abituati a coltivare i desideri amorosi proprio per la loro inappagabilità, e quell'amore che apparterrebbe alla donna noi lo dissipiamo profondendolo al villaggio e alla montagna, al lago e alla voragine, ai bimbi sul sentiero, al bove sul prato, all'uccello e alla farfalla. Noi liberiamo l'amore dall'oggetto, l'amore da solo ci è sufficiente, così come nel nostro vagare non cerchiamo la meta, ma solo il godimento del vagabondaggio per se stesso, l'essere in cammino.»


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